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Bisogna dunque che trovi o ti faccia consigliare il prodotto più adatto alle tue esigenze, scegliendo tra l'ampia gamma di prodotti presenti sul mercato.
È tuttavia importante, una volta fatta la scelta, monitorarne i
risultati: poiché la previdenza complementare è un investimento di medio-lungo termine, se negli anni la situazione cambia e l'andamento del prodotto prescelto diventa inferiore alle aspettative, puoi cambiare le modalità di ripartizione del tuo investimento. È importante che tu tenga sotto controllo le
performance, perché è anche da esse che dipende il tuo futuro economico.
Trascorso il periodo minimo previsto dalla normativa, puoi anche trasferire le tue risorse ad un altro fondo pensione. In linea generale, la possibilità del cambiamento non dovrebbe rappresentare una scelta da compiere frequentemente. Questo perché le valutazioni sul buon operato di ogni forma pensionistica devono essere effettuate su orizzonti temporali ampi, più adatti a una prospettiva di lungo periodo tipica della previdenza complementare.
Le forme pensionistiche complementari previste, per le quali valgono le medesime regole fiscali, contributive e di calcolo della pensione, sono le seguenti:
Fondi negoziali, istituiti dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell’ambito della contrattazione nazionale, di settore o aziendale.
Fondi aperti, istituiti da banche, imprese di assicurazione, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM).
Piani individuali pensionistici di tipo assicurativo (PIP), istituiti dalle imprese di assicurazione.
L'indicatore sintetico dei costi (ISC)
L'indicatore sintetico dei costi è uno strumento che consente di confrontare in modo immediato i costi delle diverse forme pensionistiche complementari. L'ISC misura quanto incidono annualmente tutti i costi che sostieni aderendo a una forma pensionistica complementare in percentuale sulla tua posizione individuale. Il calcolo è effettuato sulla base di diverse ipotesi, quali: l’ammontare dei versamenti, i rendimenti e la permanenza nella forma pensionistica complementare.
Poni attenzione ai costi applicati dalle forme pensionistiche perché essi riducono l’ammontare dei risparmi che hai destinato alla previdenza complementare e, quindi, la tua futura pensione. Sul sito web della COVIP (www.covip.it) sono indicati gli ISC di tutte le forme pensionistiche complementari.
Nello scegliere la tua forma pensionistica complementare verifica, inoltre, quali sono le proposte di investimento dei contributi, i connessi rischi finanziari, se vengono prestate garanzie e quali tipi di prestazioni, anche aggiuntive rispetto alla pensione, puoi ottenere.
Il TFR
Il trattamento di fine rapporto (TFR) è l'importo che il datore di lavoro corrisponde al dipendente al termine del rapporto di lavoro e deriva dall'accantonamento annuale di una somma pari al 6,91% della retribuzione lorda corrisposta al lavoratore nell'anno stesso, rivalutata in una misura pari al 75% del tasso di inflazione più 1.5 punti percentuali.
I lavoratori dipendenti possono scegliere se destinare le somme relative al proprio TFR a forme pensionistiche complementari, o se lasciarle presso il datore di lavoro. Se non viene fatta nessuna scelta esplicita, il TFR confluisce automaticamente nel fondo pensione previsto dal contratto di lavoro.
Chi ha scelto di mantenere il proprio TFR presso il datore di lavoro può in ogni momento decidere di destinarlo a una forma di previdenza complementare.
Le prestazioni della previdenza complementare
Per avere diritto a una pensione integrativa, devi aver aderito da almeno cinque anni e aver raggiunto i requisiti minimi previsti per la pensione pubblica.
Puoi fruire dei contributi maturati sotto forma di:
rendita vitalizia, che può essere anche reversibile
capitale, fino al 50% del montante accumulato, ovvero dell'insieme dei contributi rivalutati in base ai risultati finanziari degli investimenti effettuati dal fondo pensione e la parte restante come rendita
capitale per l'intero importo maturato, in alcuni casi limitati (soggetti iscritti a forme pensionistiche complementari da data antecedente al 28 aprile 1993 o soggetti che abbiano maturato una posizione individuale finale particolarmente contenuta).
L'ammontare della pensione attesa è prevedibile solo a livello di stima teorica, perché dipende da fattori variabili come il tasso di crescita dell'economia (Pil), il tasso di inflazione e i coefficienti di conversione in rendita, difficili da prevedere nel breve termine e ancor più nell'arco di dieci o venti anni.
Esso inoltre dipende anche da eventuali modifiche del quadro normativo, per cui non potendo fare previsioni precise è opportuno mettere da parte tutto quello che si riesce, così da contare sul massimo ottenibile, visto che c'è comunque la possibilità di riscattare fino a metà del capitale.